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UN NUOVO RODARIDÌ

Buon Rodaridì a tutti!
Anche oggi potete votare la storia che preferite accedendo a questo link: Un Nuovo Rodaridì

La storia che riceverà più voti, venerdì verrà premiata.  Non perdiamo altro tempo: le votazioni sono aperte solo per oggi, lunedì 18 maggio!


RODARIDÌ
 

SOLDO DI CACIO
C’era una volta una bambina che viveva con la sua mamma in una casetta al limitar del bosco. La bambina era così minuta che veniva chiamata da tutti Soldo di Cacio. Indossava sempre un mantellina  verde che le aveva fatto la nonna, l’unico vestito che le calzasse a pennello. Un giorno la madre le chiese di portare all’adorata nonnina, che abitava dall’altra parte del bosco, la Settimana Enigmistica e del cotone per il ricamo. Nonostante la pioggia, Soldo di Cacio si incamminò. Il sentiero di ciottoli che conduceva al bosco era invaso da vermiciattoli e da lumachine senza guscio che sbucavano fuori ogni volta che il terreno era bagnato. Soldo di Cacio terrorizzata da quei piccoli esserini, senza staccare gli occhi da terra si mise a fare un vero e proprio slalom per evitare di calpestarli. Così facendo però non prestò attenzione alla strada, e in pochi istanti si ritrovò smarrita in mezzo agli alberi. Continuò a camminare, fino a quando sentì una musica provenire da lontano: sembrava il suono di un piffero. La seguì, e quella melodia la condusse alla riva di un laghetto. Soldo di Cacio si sedette su un sasso per riposare un pò e si mise ad osservare  due bellissimi cigni con i loro cuccioli, seguiti a loro volta da un anatroccolo…era goffo, piccolo e bruttarello, ma catturò l’attenzione della bambina, che spesso e volentieri si sentiva proprio come lui. Specchiandosi nel lago pensò: “Chissà se da grande sarò mai bella come la mia mamma?”. Ed ecco che l’acqua cominciò a fare un movimento circolare, che disturbò la sua immagine e i suoi pensieri….e al posto del suo viso vide apparire quello di una bellissima fata. Soldo di Cacio fece un balzo indietro, ma non riuscì a staccare gli occhi da quella figura. Era l’essere più bello che avesse mai visto, con delle ali variopinte che riflettevano mille colori per tutto il lago. La bambina, ammutolita, continuò a guardarla, e la fata le parlò: -Piccolina, non avere paura di me, sono la Fata del Bosco, e aiuto chiunque perda la strada a ritrovarla-. Soldo di Cacio pensò che nessun essere così bello avrebbe mai potuto farle del male, e si sentì sollevata e al sicuro. La fata la rimproverò per essersi persa a causa di una sciocca paura, quella di vermi e lumachine, e Soldo di Cacio si vergognò. Poi le fece notare che il cielo stava annunciando l’arrivo di un temporale, e che sarebbe stato imprudente proseguire il cammino sotto la pioggia battente. La bambina si fidò, e ascoltando i consigli della saggia Fata del Bosco si mise a preparare una capanna di foglie. Ma non appena si rifugiò al suo interno un vento fortissimo buttò al suolo il suo riparo. Soldo di Cacio allora, con tanta pazienza, costruì una capanna di canne di bambù, ma il vento aumentò la potenza e distrusse anche quella…la piccolina era sempre più affranta: si sentiva un’incapace. La fata le disse che quando costruiva qualcosa doveva prestare più attenzione. Soldo di Cacio, determinata, ci riprovò con dei sassi…riuscì a costruire una vera e propria casetta!!!! Ma il vento iniziò a soffiare di nuovo, forte, fortissimo, sempre più forte e……la casetta crollò. Nulla da fare, era proprio imbranata! Per fortuna che il temporale stava terminando. Soldo di Cacio decise di ripartire per andare a casa della nonna, e la fata, dopo averle spiegato la strada più breve, le fece raccogliere delle bacche da lasciare sul suo cammino per non perdersi. La bambina ne fece cadere una a terra ogni dieci passi…ma dopo parecchia strada,voltandosi, si rese  conto che gli uccellini del bosco le stavano mangiando tutte, una ad una. 
Soldo di Cacio cominciò a piangere, e tra un singhiozzo e l’altro sentì qualcuno dire: -Ciao bella bambina, come ti chiami? Perché stai piangendo?-. La bambina  si asciugò gli occhi e vide che a parlarle era una volpe.
Tirò sul col naso e  rispose: -Mi chiamo Soldo di Cacio, signora volpe, e piango perché non so se sto percorrendo la strada giusta-
La volpe continuò: -Come sei piccola e pallida , cara bambina, dovresti mangiare un pochino di più-. Soldo di Cacio spiegò alla volpe che era in cammino da ore, e che sì, in effetti non aveva mangiato nulla. La volpe allora le disse: -Se mi regali la tua mantella ti darò in cambio questa mela e ti indicherò la strada da prendere-. A Soldo di Cacio sembrò un affare, e anche se era molto legata alla sua mantellina, accettò volentieri lo scambio. La volpe fu di parola, le spiegò la strada e scomparve in un baleno. La  bambina afferrò la mela per darle subito un morso ma….quando la mela fu vicino alla sua bocca… vide sbucare un verme, e per lo spavento la lanciò lontano……La mela finì a terra, trasformandosi in un liquido verde che bruciò l’erbetta su cui era caduto. -Ohi ohi ohi- disse Soldo di Cacio -se l’avessi mangiata sarei sicuramente morta!!!-. In quel momento si rese conto che era stata una delle sue paure a salvarla….e forse doveva ascoltarle un pò di più, senza permettere a nessuno di prenderla in giro. Ora non poteva più fidarsi delle indicazioni della volpe, e così decise  di seguire solo il suo intuito. Si fece forza e si mise a camminare a gran velocità. Finalmente, stanca e infreddolita, arrivò a casa della nonna. Bussò e quando vide l’adorata nonnina le consegnò la rivista e il gomitolo, e la abbracciò. La nonna le preparò una tazza di tè caldo con biscotti per riscaldarla, e dopo essersi fatta raccontare tutte le sue vicessitudini le disse di andare in camera a riposarsi un pò. Il letto della nonna aveva soffici coperte e due materassi, uno sopra l’altro. Soldo di Cacio si addormentò subito, ma presto il suo sonno venne disturbato da qualcosa che le dava fastidio sotto la schiena. Quando si alzò sollevò i materassi e vide che  c’era nascosta  una “castagna matta”! In quel momento la nonna entrò nella stanza e Soldo di Cacio le chiese il perché di quella stranezza. La nonna le rispose: -Le castagne matte tengono lontani i malanni, e io ne porto sempre una con me-.
Soldo di Cacio si mise a ridere per questa stramba abitudine e la nonna rispose: -Sai nipotina mia, tutti mi prendono in giro perchè ho sempre paura di ammalarmi, e perchè uso le castagne per tenere lontano il raffreddore. Ma io non bado a ciò che dice la gente, o a chi usa le mie paure per prendersi gioco di me…-
La nonna poi le disse di prendere la castagna e di metterla in tasca, le consegnò una nuova mantellina verde che nel frattempo le aveva già confezionato e con un bacio in fronte la salutò. Soldo di cacio  si incamminò verso casa, ma appena oltrepassata la prima fila di alberi udì nuovamente quella musica…e la seguì, ritrovandosi al laghetto. Cercò la fata per dirle che era riuscita a raggiungere la  nonna, e specchiandosi nel lago vide nuovamente l’acqua muoversi in modo circolare: la fata comparve davanti ai suoi occhi. -Ciao Soldo di Cacio, cosa ci fai ancora qui? Ma non hai incontrato una volpe sul tuo cammino? E come hai fatto, imbranata come sei, ad essere arrivata a casa della nonna?-
La bambina iniziò a sospettare che la fata c’entrasse qualcosa con le sue disavventure e, non avendo più voglia di sentirsi criticare, la salutò educatamente dicendole che era arrivato il momento di tornare a casa.  La fata le sconsigliò di incamminarsi nel bosco e le disse: -Guardati: piccola come sei ti perderai ancora! E chissà quanti vermiciattoli e quante lumachine si nascondono sul sentiero-. La bambina cercò di non farsi condizionare, e senza risponderle fece per andarsene. Improvvisamente il cielo prese i colori della notte, il vento cominciò a soffiare forte, gli alberi crearono forme spettrali  e tutti gli uccelli del bosco si alzarono in volo. Soldo di Cacio aveva paura, ma decise che questa volta non si sarebbe arresa. Si voltò, e guardò dritta negli occhi la fata per qualche istante…. il suo riflesso svanì nell’acqua lasciando il posto ad un essere dall’aspetto spaventoso: era una strega! Soldo di Cacio tirò fuori la castagna matta dalla tasca, e di istinto la scaraventò nell’acqua. Ed ecco che si formarono nuovamente dei cerchi, che  mossi dal vento diedero vita ad  un vortice. La strega venne risucchiata verso il fondo del lago e la sua figura svanì. In quel momento il cielo riprese i colori del mattino,  il lago tornò a  brillare e gli uccellini a cinguettare sulle chiome degli alberi. La bambina si rincamminò  verso casa, con la certezza di imboccare la strada giusta. Ma ad un certo punto…-Etciùùùù!- , un potente starnuto uscì dalla sua bocca e Soldo di Cacio pensò: “Le castagne matte forse non tengono lontano i malanni, ma di sicuro tengono lontane le streghe!-.

Marianna

LA MIA GIORNATA DI RIPOSO
La vita lavorativa si sa è molto faticosa, quando rientri a casa, tra faccende domestiche, lavare, stirare, cucinare, coltivare l ‘orto e ci mettiamo pure il marito……..APRITI CIELO.
Domani finalmente, il mio sospirato riposo e me lo godo.
La sveglia suona alle sei, prima cosa da fare è la doccia, ancora più faticoso asciugare i capelli, io che non ho dimestichezza con pettine e spazzola.
Il mio aiuto prezioso è il bimby, un casco per capelli di ultima generazione, è un peccato non farsi aiutare:  infili la testa nel bimby, premi il tasto 1 l’asciugatura e la vaporizzazione è perfetta,  accedi a modalità spiga, la testa ti intriga,  chioma mossa , metti il turbo e i capelli sono da urlo.
Per rendere più piacevole le faccende domestiche I WANT TO BREAK FREE in compagnia del mio caro Freddie, mi ritrovo elettrica, iperattiva, il brano è terminato ed è tutto finito.
La suoneria del cellulare mi segnala che il programma lavaggio è terminato, non mi resta che stendere, non ho uno stendino davanti a me, ma un arpa orizzontale, mi lascio trascinare dalle sue corde, un’armonia dolce esce dalle mie mani, toccata e fuga di Back mi ripiglio e stendo.
Ho tralasciato dalla fretta di spolverare la libreria composta da 7 scaffali, quasi tutti i libri parlano di criceti, nella mia immaginazione la libreria è diventata un condominio di criceti graziosi, simpatici animaletti e mi fanno pure compagnia.
Terminato il lavoro casalingo, un po’ di svago a contatto con la natura, devo piantare i pomodori, la buca deve essere un po’ profonda, in aiuto ancora la tecnologia il gancio dell’impastatrice, premi sul terreno il gioco è fatto, senza fatica, tutte in fila per tre che non sembrano fatte da me.  Guardo l’orologio è ora di cena, una bella frittata con una padella ricaricata, gira, rigira, salta ed è subito fatta, come un disco volante è atterrata odorante.
La mia giornata di riposo è terminata meno stancante di una giornata lavorativa ma impegnativa, con bimby, criceti, arpe, Freddy , ganci e dischi volanti.
Vedo Morfeo che mi tende le braccia, l’ultimo capitolo “La corsa delle tartarughe” mi attende, ma le pagine del libro si staccano come ali di farfalla. CHE SONNO…..dimenticavo,  ci vuole una supposta al profumo di ciliegia x un sonno profumato.
Buona notte.       

Carla

CUFFIETTE A FORMA DI DOCCINO
Mario fa il medico nel tempo libero.

Ha tanti pazienti e, come ogni dottore che si rispetti, per visitarli utilizza il suo stetoscopio. Sono così tanti a curarsi da lui che spesso si porta il lavoro a casa: li riceve anche in camera da letto, in cucina o in bagno.
Non ha bisogno di parole per fare le diagnosi. Le espressioni del suo volto, a quanto pare, sono abbastanza esaustive. Se potessi assistere ai suoi controlli, lo vedresti piangere quando la situazione è drammatica, sorridere quando la malattia è passata o arrabbiarsi quando il paziente non collabora alla cura. E questo basterebbe a sistemare tutto. Insomma, è un bravissimo dottore. Capisce subito di cosa ha bisogno il paziente, cosa prova, come sta.
Tutto merito del suo stetoscopio. Non è neanche lontanamente simile a quelli dei suoi colleghi che frequentano gli ospedali. Voglio dire, la forma è quella: a ipsilon. Ma quello che si sente quando lo si avvicina alle orecchie è veramente unico. Gli altri stetoscopi permettono di udire solo il suono del cuore o di percepire la differenza tra la tosse di un sano e quella di un malato, mentre col suo si possono avvertire anche voci, rumori e addirittura musiche. Per Mario, auscultare un paziente è un po’ come sentirsi raccontare la sua storia, con tanto di colonna sonora.
L’altro giorno ha visitato un certo Truman. Egli si sentiva male perché da tempo desiderava ardentemente di fare un viaggio alle isole Fiji e non ci riusciva a causa di una forza a lui sconosciuta che lo tratteneva imprigionato nella sua città.
E’ bastato che Mario piangesse 8 volte, ridesse per dieci minuti e si arrabbiasse per altri cinque. Come per miracolo il problema si è risolto! Grazie al suo sofisticato fonendoscopio, aveva capito da subito qual era il problema: in realtà Truman viveva in un reality show ed era proprio il regista di quel programma a rendergli impossibile la partenza con vari inganni e sotterfugi… (è una storia un po’ complessa ed avvincente, ma non è così importante in questo momento).
Insomma, ci sono voluti 103 lunghissimi minuti di consulto medico per far capire la situazione a Truman, ma per Mario è stata una grandissima soddisfazione vederlo uscire alla fine dalla porticina azzurro cielo della cupola artificiale in cui aveva vissuto tutta la vita.
Il resto del tempo Mario cerca di fare l’uomo, anche se con risultati meno brillanti. A volte ci azzecca, ma più spesso sbaglia. Il fatto è che non esiste uno strumento infallibile che gli permette di farlo per bene, l’uomo; di capire al volo le persone e i loro bisogni. Ma Mario è contento così.
“Per fortuna che è difficile fare l’uomo!”, direbbe lui “Altrimenti vivremmo in un telefilm e non potremmo mai andare in vacanza alle Fiji”.

Stefano


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