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I POMODORI ALLEGRI E ALTRE STORIE

Buon Rodaridì a tutti!
Una buona colazione per iniziare al meglio la settimana non può non essere accompagnata dalle storie che ci avete mandato i giorni scorsi. Un saluto speciale agli autori che hanno voluto sperimentare l’ “IPOTESI FANTASTICA”.

Buona lettura!  

 

LE FAVOLE DEL RODARIDÌ

 

I POMODORI ALLEGRI
53: Cosa succederebbe se un pomodoro si ubriacasse?

C’era una volta un contadino che aveva un piccolo campo di pomodori. Il contadino li coltivava con amore, ma con i ricavi delle vendite dei suoi pomodori riusciva appena a mantenere la sua famiglia.
Erano pomodori gustosi e succosi, ma tutto sommato ordinari. Profumavano di pomodoro, avevano la forma… a pomodoro, sapevano di pomodoro! Non avevano nulla di speciale.
Il campo del contadino confinava con una distilleria che produceva whisky. Quello sì che era speciale! La distilleria lavorava da più di un secolo e il loro whisky era il più buono di tutta la regione. Nessuno sapeva come o perché, ma quel whisky rendeva felici e contenti tutti coloro che lo bevevano. Bastava un sorso ed ogni preoccupazione spariva. Ma la produzione era limitata, e una bottiglietta costava tantissimo, così solo pochissimi riuscivano a poterne godere.
La distilleria però come ho detto era molto antica e un giorno uno dei tubi che trasportavano il liquore si bucò. Non era un gran buco, era un forellino piccolo piccolo, come la punta di uno spillo, e visto che i tubi erano interrati nessuno se ne accorse.
Tranne i pomodori!
I pomodori del contadino, assieme all’acqua con cui venivano innaffiati, iniziarono a bere anche il liquore e acquisirono una caratteristica peculiare: coloro che li mangiavano sentivano una certa euforia, un qualche ottimismo… E ne volavano ancora!
Così il contadino divenne famoso per i suoi pomodori e da quel momento anche lui fu felice e contento con la sua famiglia.

Katia

 

 

LA GOCCIA CURIOSA
(Cosa succederebbe se una goccia scalasse l’Everest)

C’era una volta Lina, una goccia che viveva nel mare. Ma con il passare del tempo, si stancò di restare con tutte le altre gocce. Allora chiese al sole: ”Mi puoi far evaporare e salire fino al cielo?” Il sole quel giorno splendeva alto e alla richiesta di Lina rispose: ”Perché vuoi questo?”. Lina disse: ”Voglio cambiare, mi sono stancata di stare nel mare, voglio sapere come si vive nel cielo”. Così il sole esaudì il suo desiderio, emanò così tanto calore che Lina si sollevò leggiadra nell’aria sino a raggiungere il cielo. Una volta lì incontrò Bertella, una piccola nuvola che l’accolse con piacere: ”Ciao io sono Bertella e tu chi sei?”. La goccia, un po’ disorientata, rispose: ”So..no Lina la gocc…ia che vie..ne dal ma..re” e subito Bertella ”benvenuta Lina, non temere, qui ti troverai bene”. Lina ora era nel cielo e poteva vedere tutto ciò che prima aveva visto solo da lontano e altro che aveva solo immaginato, come le montagne. Ma venne un forte temporale, iniziò a piovere e tutte le gocce che stavano con Bertella iniziarono a precipitare rapidamente. Lina era molto spaventata, non voleva tornare nel mare e, quando arrivò il suo turno lasciò molto rattristata la nuvola. Il suo viaggio verso la terra iniziò e terminò quasi immediatamente. Si era fermata su di un pendio di un’altissima montagna: si trattava del monte Everest la montagna più alta del mondo. Era così imponente che, Lina quasi ne era impaurita, ma la sua curiosità la spinse sempre più in alto voleva raggiungere la sua cima. Non aveva mai visto una montagna così maestosa. Durante il suo lungo viaggio verso la vetta, Lina ebbe la fortuna d’incontrare Yal, un’oca indiana che vista la goccia molto affaticata, la prese con se, la fece salire sulle sue ali l’aiutò a raggiungere la cima. Le oche indiane sorvolano la alte cime delle montagne, così Lina arrivò finalmente al punto prefissato e, dopo essere scesa dalle ali di Yal la ringraziò. La goccia era estasiata: un’immensa quantità di ghiaccio ricopriva tutto ma,dopo poco il freddo intenso congelò la goccia. Lina era diventata un cristallo di ghiaccio così scintillante che, anche i paesi più lontani potevano ammirare quella luce. Nelle notti  la sua luce illuminava tutta la montagna e fu chiamata la stella dell’Everest.

                                                                                 Ivan  ed Emanuela

 

 

CHE COSA SUCCEDEREBBE SE UN OMBRELLO VINCESSE AL LOTTO?

In un angolo nascosto del solaio, c’è un ombrello nero tutto impolverato, lo prendo, lo guardo tolgo la polvere, con tutto rispetto lo apro e…..
Ma che succede! Cadono x terra tanti bottoni numerati 30 57 81 90 34.
Un’idea grandiosa mi è chiara nella testa.
“Questi numeri li gioco al lotto”  il tabellone dei numeri impazzisce, il tintinnio fragoroso delle monete mi trasportano in un altro mondo!
Ma se voglio essere onesta questa fortuna non mi appartiene.
Metto tutta questa fortuna dentro l ‘ombrello, una forza incredibile mi trascina in cortile, le monete volano in alto.
Ma la tua ricchezza l’hai sprecata! No ti sbagli, sono un ombrello stravincente e ricco, uso questa mia ricchezza affinché tutti gli ombrelli del mondo diventino un arcobaleno di colori

Carla

 

 

IL CUCCHIAIO DELLA REGINA D’INGHILTERRA

Un giorno molto lontano il re d’ Inghilterra decise di scegliere il suo successore, dato che ormai era anziano, e siccome aveva quattro figli la scelta non era facile.
Meg la figlia maggiore ne aveva il diritto perchè era la primogenita ma era una ragazza bella, ma anche egoista e non amava nessuno…John il secondo figlio, era un bel ragazzo, ma svogliato e non si curava dei vari problemi. Rachel la figlia mezzana, era una ragazza dolce, e non litigava mai, infine vanessa una bimba curiosa e bella…ma ahimè troppo piccola per regnare…
Era una situazione complicata, allora il re trovò un modo per decidere: li invitò a pranzo e diede ad ognuno un piatto diverso, Meg la figlia maggiore scelse il piatto più ricco: il mio popolo ama i cibi dei nobili.. John scelse il fagiano: il popolo ama la caccia..
Vanessa scelse il dolce: il popolo ama i dolci e rise…infine Rachel scelse uno stufato di manzo e lo mangiò senza dire nulla..
Tutti guardarono il re che era assorto nei propri pensieri, e poi disse: voi tutti avete mangiato il vostro piatto.. pensando di conoscere il vostro popolo, ma tutti sbagliavate, tutti tranne Rachel, lei ha capito che la maggior parte dei sudditi non ha nemmeno le posate per mangiare, e Rachel non ha usato il cucchiaio e ha mangiato con le mani.
Rachel quindi fu nominata regina alla morte del padre, fu una regina giusta e amata da tutti, ma.. vi svelo un piccolo segreto: quando scelse il piatto lei era miope e non vide il cucchiaio, con il tempo dovette indossare un paio di occhiali, e fu così che un semplice arnese, come un cucchiaio fece diventare Rachel …regina d’Inghilterra..

Carlo

 

 

IL LIBRO CHE SCALÒ L’EVEREST

Qualche anno fa decisi di mettermi alla prova: volevo scalare l’Everest! comincia a fare escursioni in Europa, le Alpi italiane, i Pirenei, la Svizzera, e un giorno quando fui pronto.. partii per il Nepal, uno zaino gigante, provviste per due settimane, picozza, scarponi, bussola, abiti pesanti e leggeri, e libri per passare il tempo.. tra questi un libro di ricette di cucina.. fui il primo libro che lessi da bambino  era per me un portafortuna.
Il terzo giorno una bufera mi colse di sorpresa e persi quasi tutto, rimasi con poche provviste, mi rifugiai in una piccola grotta, solo il mio libro portafortuna si salvò…un libro di cucina e il cibo era finito, disperato cominciai a mangiare le pagine, poi mi dissi: perchè non cucinare? comincia a bruciare le pagine, avevo freddo…sarà stato il destino, la fortuna o qualcuno che mi vegliava dal alto.. ma il poco fumo attirò uno sherpa che mi salvò, e mentre scendevo cominciai a ridere: perchè le pagine che avevo bruciato, erano le ricette che più detestavo: quelle con i broccoli.. ora ne avrei mangiato a chili!

Carlo

 

 

COSA SUCCEDEREBBE SE UN CACTUS LECCASSE UN FRANCOBOLLO

C’era una volta un uccello migratore che, dopo aver preso un semino in Africa, si diresse verso mete lontane. Viaggiò per giorni e giorni, percorrendo il mondo in lungo e in largo. Passando sopra l’Alaska, a causa del vento freddo starnutì: il piccolo seme gli cadde dal becco e finì affossato nella neve….era fredda, molto diversa dalla calda terra a cui era abituato. I primi giorni passarono lenti, e il semino si sentiva un  po’ spaesato. Ma presto si abituò alla  temperatura glaciale, e la neve iniziò ad essere quasi accogliente. Così l’Alaska divenne la sua nuova casa.
 Il semino ogni giorno cresceva sempre un pochino di più,  fino a trasformarsi in una vera piantina, grassa e pungente. Era un Cactus. Ogni mattina, guardando il cielo, desiderava avere le ali, come gli uccelli che passavano sopra la sua testa. Avrebbe volentieri preso il volo per farsi un giro intorno al mondo: avendolo già fatto una volta nel becco dell’uccello, sapeva bene che c’erano posti meravigliosi da visitare! Inoltre gli sarebbe piaciuto anche tornare in Africa, per vedere come erano diventati i semini uguali a lui. Sapeva bene che le ali non gli sarebbero mai cresciute…al loro posto, in compenso, gli spuntarono molte spine, una  dietro l’altra. Il piccolo Cactus decise allora di scrivere una lettera, per far sapere ai suoi vecchi amici che stava bene e che, tutto sommato, la vita in Alaska non era poi cosi male. Quando cercò di leccare il francobollo, per metterlo sulla busta da spedire, qualcosa andò storto. Il francobollo rimase incastrato tra le sue spine, e non ci fu modo di toglierlo. Il piccolo Cactus cercò in tutti i modi di liberarsi di quell’ospite appiccicoso e quadrato….ma nulla da fare: più si agitava e più rimanevano impigliati l’uno con l’altro.
Francobollo inizialmente non sembrava molto simpatico, e l’idea di dovere stare attaccati l’uno all’altro, per chissà quanto tempo, non entusiasmava nessuno dei due. Poco per volta però cominciarono a parlarsi, e piano piano, tra una confidenza e l’altra, scoprirono di avere in comune la passione per i viaggi. Ma se al piccolo Cactus, a causa delle radici, era stata negata questa possibilità…a Francobollo invece era stata data sin dalla sua nascita. Aveva viaggiato tantissimo, per ogni parte del mondo, accompagnando buste, cartoline e raccomandate…..nel corso della sua  vita aveva già fatto il giro del globo per ben otto volte, anche se ora cominciava ad essere un po’ stanco. Infatti non era poi così male per lui doversi fermare un po’, anche se le spine della pianta non erano comodissime. Cominciò a raccontare ogni sua avventura al piccolo Cactus, che, ascoltandolo con occhi chiusi e cuore aperto, riuscì ad immaginarsi di visitare ogni angolino della terra. Il tempo intanto passava….Cactus divenne alto e robusto, e Francobollo non smise un solo secondo di parlare.
Un giorno un turista, passando da lì, vide la pianta sbucare dalla neve….era strano vedere un cactus in Alaska. Con cura decise di prenderlo, di metterlo in un vaso e di portarlo con se’…era un turista alle prese con il suo primo giro del mondo. Cactus e Francobollo viaggiarono per molti giorni con lui, visitando posti meravigliosi, da nord a sud, fino a quando atterrarono in Africa. Il turista, rendendosi conto che il suo nuovo compagno di viaggio sarebbe stato bene in quella terra calda, decise di piantare il cactus vicino ai suoi simili. Con la stessa cura che aveva usato per metterlo nel vaso, lo mise nel terreno accanto a tantissime altre piante grasse. Ma ancora non si accorse del francobollo, che ben felice di riposare, rimase aggrappato all’amico senza mai farsi vedere dal turista gentile. Cactus e Francobollo rimasero così insieme…e passarono le loro giornate a raccontare agli altri cactus di quanto fosse bello il  mondo.

Ale e Mary