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LA RUOTA DI RISO E ALTRE STORIE

Buon Rodaridì a tutti!
Per iniziare la settimana al meglio, ci vuole proprio una bella tazza di fantasia a colazione. Ad attivare la nostra immaginazione ci pensano gli autori di questa settimana; grazie per averci inviato delle bellissime storie!! 
Non resta che augurare a tutti una buona lettura

 

LE FAVOLE DEL RODARIDÌ

 

GIOCARE A TOMBOLA SCALANDO LE ALPI RICCHI PREMI IN CIMA!

Il nuovo gioco che fa impazzire gli scalatori da tutto il mondo , ma come funziona ?
È la classica tombola solo che i numeri vengono dati dalla cima della montagna usando l’eco, e i partecipanti  (se capito il numero)devono scalare e arrivare in cima salendo ad ogni numero preso!
Ma solo chi fa tombola arriverà alla cima!
Naturalmente ad ogni vincita dell’ ambo , terno etc  i partecipanti potranno urlare la vincita e dall’ alto riceveranno un simpatico premio che dovranno prendere al volo!
Divertimento assicurato!!

Alberto

 


IL RISVEGLIO DELLE COCCINELLE

M-movimento
E-elastico
L-lanciando
A-acuti

I primi raggi di sole scaldano i fiori che sino a poco tempo fa erano il rifugio invernale delle coccinelle. La coccinella mariella,sente il tepore del sole,ed esce con un movimento elastico,salta qua e la ,ancora assopita e assonnata dal lungo letargo,dalla grande fatica lancia un acuto fortissimo.Tutte le coccinelle che si trovano racchiuse nel fiore alzando leggermente lo sguardo,si risvegliano improvvisamente. Chiedendosi il perché di tutto questo chiasso….
Dico a voi amiche mie !è ora di risvegliarvi dal grande sonno il prato è invaso da colori e profumi forza tocca a voi .EVVIVA EVVIVA E PRIMAVERA

Carla

 


LA CASA DEL SORRISO

Parole: casa e sorriso; autrice: Michela

Nella casa del sorriso bisogna bussare ogni mattino.
Entrare lentamente e fare la riverenza a chi del sorriso è rimasto senza.
Qui infatti si cura chi il sorriso ha perduto, chissà, magari in un fosso è caduto.
Giochi, scherzi, salti e danze son le cose da portare se nella casa del sorriso si vuole entrare,
a portare gioia e allegria a chi il sorriso è volato via!

Michela

 


PESCE D’ALBERO

Parole: pesce e albero autrice: Elisa

C’era una volta un pesce d’albero. Anziché essere un pesce d’acqua, lui viveva su un albero.
In quest’albero il pesce viveva tranquillamente, parlando con il suo amico Sario, uno scoiattolo. Jimy, il pesce d’albero, e Sario, giovacano dalla mattina alla sera. Un giorno andarono a fare una passeggiata in montagna.
Trovarono un laghetto e Jimy vide tantissimo pesci come lui, ma senza zampe. Jimy, seguito da Sario, entrò in acqua, e gli piacque tantissimo, Sario però non sapeva nuotare! Jimy allora gli fece imparare ogni trucco per stare a galla, che lui aveva scoperto non appena aveva toccato l’acqua. Eh si per lui era naturale nuotare! Alla fine anche Sario imparò a  nuotare  e non aveva neanche bisogno di trattenere il fiato! I due nuotarono insieme finchè non videro una specie di tana. Avevano trovato un posto in cui passare il tempo sott’acqua! Jimy e Sario continuarono a vivere sul loro albero ma quando volevano andare sott’acqua non c’era niente e nessuno che poteva fermarli! Vissero così felici e contenti.

Elisa

 


LA RUOTA DI RISO

Parole: ruota e riso autrice: Gloria

C’era una volta un signore molto povero, che possedeva solo una ruota, una ruota di riso. Gliel’aveva regalata un vagabondo, che a sua volta l’aveva ricevuta da uno sconosciuto. Peccato che con quella ruota non ci si poteva fare niente, solamente guardarla. Il povero abitava in un capanno in mezzo ad un enorme prato. Lì non veniva mai nessuno, ma c’erano cespugli ricchi di bacche succose, alberi da frutto e qualche fiorellino. Il povero lasciava la ruota sempre fuori, sotto il sole, e per questo, giorno dopo giorno, la ruota cominciò a sciogliersi, il povero non poteva farci nulla perché dentro casa non c’era spazio. Fu così che, tempo dopo, la ruota era ormai tutta sciolta ma dal liquido che ne era rimasto sbocciò, come per magia, una bambina. Il povero e la bambina fecero subito amicizia. Lui si prese cura di lei e vissero per sempre felici e contenti come padre e figlia.

Gloria

 


IL CERCHIO DELLA FARFALLA

Parole: cerchio e farfalla autrice: Beatrice

C’era una volta una farfalla che era nata con le zampe unite a forma di cerchio. Anche se le farfalle vivono solo un giorno lei sarebbe sempre caduta e non si sarebbe potuta posare sui fiori. Come avrebbe fatto? Dopo un’ora stava già per morire, ma arrivò un topo. Quel topo era molto strano, perché viveva già da mille anni dentro il tronco di un albero morto. Aveva con sé un fiore rarissimo. Era bianco con delle macchie rosse alla fine dei petali. Il topo lo fece mangiare alla farfalla e una luce la avvolse. In seguito, quando la luce si dissolse, la farfalla non aveva più le gambe attaccate, ma dei cerchi erano finiti sulle sue ali. Ora aveva delle ali bellissime e in più poteva appoggiarsi e volare.

Beatrice

LA MARATONA DELLA GALLINA CHE LITIGO’  CON IL BRODO

Era un sabato mattina e il sig. Osvaldo si svegliò,  ma sul suo comodino la sveglia non trovò. Vide invece che al suo posto c’era un cappello, che nascondeva una  bottiglia di limoncello. Mise la bottiglia nel suo calzino, e una trombetta in un taschino.
 Andando in cucina ascoltò il canto del  gallo, e si mise a preparare un buon timballo. Ma ecco provenire un altro suono, molto più simile ad un frastuono. Era lei, quella vecchia gallina, che stuzzicava il gallo ogni mattina.
Il Sig. Osvaldo pensò ad un’altra ricetta, e corse nell’orto in tutta fretta. Tornò con in mano due carote arancioni, una patata, una cipolla e dei verdi fagioloni. Preparò un pentolone di acqua bollente e mise in bocca uno stuzzicadenti. Ficcò nella pentola tutti gli ortaggi, e cominciò ad avere miraggi. La verdura infatti si mise a parlare, e per la temperatura dell’acqua a borbottare. La gallina dalla finestra curiosa spiava,  ed infuriata  starnazzava:
-Sig. Osvaldo, ma cosa cucina?! Non doveva fare un timballo questa mattina?-
-Ma il sig. Osvaldo un po’ sbigottito,  sentendola parlare  rimase impietrito.-
Rispose invece un fagiolone, usando anche un bel vocione:
-Ma cosa ti importa, gallina agitata!!! Non credo che a pranzo tu sia stata invitata!-
-Stai zitto fagiolo, non parlo con te! Il sig. Osvaldo può rispondere da sé!-
Il sig. Osvaldo andò in confusione, e con un coperchio coprì il pentolone.
Ma gli ortaggi in coro si misero a strillare:- Gallinaccia, la verità è che un brodo di pollo vuole fare!-
La gallina,che aveva un grande udito, morsicò al sig. Osvaldo un dito. Fece un salto verso la finestra, e scappò per non essere infilata dentro la minestra.
Il brodo intanto si stava scaldando, e la caccia alla gallina stava incitando:- Corri Osvaldo, riprendi il pennuto!- gridavano gli ortaggi all’uomo ancora muto.
Osvaldo allora mise delle briglie al suo gatto, e corse verso la porta come un matto.
Ma il micione non si fece montare, e un cammello dovette rubare. Vi salì  in groppa insieme al felino, e chiese qualche informazione al suo vicino:- Senta lei, mi può aiutare? La mia gallina devo trovare!-
Il vecchietto gli disse che non aveva visto niente, e che sulle strade era da tempo che non vi era più nemmeno gente.
Osvaldo proseguì lungo la via, ma della gallina non c’erano ne’ impronte ne’ scia. E aveva ragione quel vicino anziano, sulla strada non trovò nessuno, nemmeno un marziano.  Ma dove era finita tutta la gente? Possibile che nessuno avesse visto niente?
Sulla strada non volava una mosca, decise così di suonare la Tosca. E dalle finestre comparvero dei visi, che si trasformarono in timidi sorrisi.
Ma per lui non era abbastanza: non potevano aiutarlo a trovare la gallina se stavano tutti nascosti in una stanza. Così la trombetta si infilò nel naso, e sulla testa si mise un vaso. Poi ci rovesciò dentro il limoncello, e ne diede un goccio anche al cammello. In un attimo quei sorrisi si trasformarono in risate, e dal vociare le vie vennero inondate!Tutti scesero sulla strada incuriositi, e da un incarico vennero investiti: -Dobbiamo ritrovare la mia gallina impertinente…senza pollo il mio brodo non saprà di niente!-
Ed eccola passare in mezzo alla gente, come se della sua caccia non le importasse  niente!Tutti i presenti cercarono  di acciuffarla, ma era così spedita che nessuno riuscì a fermarla. Gridava -corro, corro,  e il brodo non mi avrà!E’ così bella la mia libertà!!!-
Tutte le persone la guardarono ammirata, per la sua libertà che si era conquistata….saltellava veloce sulle sue zampette, che sembravano trasformarsi in due saette. Così cominciarono ad incitarla, e nessuno volle più fermarla. Anzi, ormai la seguivano come una padrona, e la sua fuga si trasformò in una maratona. Il sig. Osvaldo rimase solo con il  gatto ed il cammello, a cui offrì ancora un goccio di limoncello. Non gli restò che tornare verso la sua casetta, per prepararsi un’altra ricetta. Avrebbe potuto cucinare il timballo….ma, giunto nel cortile, si ricordo’…. che aveva un gallo!

Ale e Mari

 


BISBO IL RE DEL MARCIAPIEDE

Nel paese di Vicetta, un piccolo paese sulle rive di un fiume, si era verificato un evento insolito. Il circo Maner, che aveva da poco lasciato il paese, aveva dimenticato li Bisbo, il vecchio elefante dei loro spettacoli. Bisbo, per niente impaurito, si aggirava nel centro del paese, con andatura molto lenta e guardava incuriosito la gente che, al suo passaggio correva ed urlava spaventata. Era scesa la sera, Bisbo, forse un po’ stanco si fermò e si sdraiò sul marciapiede e lentamente si addormentò. La mattina seguente, mentre Bisbo ancora dormiva, passarono di lì un gruppo di bambini che, come tutte le mattine, andavano a scuola e alla vista dell’elefante si fermarono e iniziarono a scuoterlo per farlo svegliare. Simo, il bambino più grande gridò: ”Forse è qui sdraiato perché non ha trovato cibo e acqua”. Lory uno dei bambini rispose: ”Andiamo a procurare cibo e acqua e quando torniamo lo aiuteremo ad alzarsi”. Così il gruppo di bambini andarono insieme da Mommi, il fruttivendolo del paese e dopo aver raccontato dell’elefante, si fecero consegnare un sacco ricolmo di frutta e dell’acqua. Toranti da Bisbo, li accolse un’amara sorpresa. Un enorme autoarticolato, con l’immagine di Bisbo stampata sui lati,stava caricando l’elefante che, barrendo molto forte, opponeva resistenza. Erano tornati i signori del circo Maner, che dopo essersi accorti che Bisbo non era con loro, avevano fatto ritorno a Vicetta. I bambini allora iniziarono a gridare forte: ”lasciatelo stare, non fategli del male”. Un gruppo sempre più numeroso di persone si aggregarono ai bambini e tutti insieme fecero una barriera per impedire che l’elefante fosse caricato sul grosso veicolo. A quel punto Simo, il bambino più grande, prese della frutta e si avvicinò a Bisbo, che iniziò a mangiare con gusto. Tutti i bambini diedero cibo ed acqua all’elefante che, per gratitudine li accarezzò lentamente con la lunga proboscide facendo attenzione a non far loro del male. I signori del circo rimasero attoniti nel vedere quella scena e ad un certo punto uno dei bambini propose: ”perché non lasciate in pace questo elefante, si vede che oramai è vecchio e stanco. Ci occuperemo noi di lui e, propongo di costruire su questo marciapiede una grande stalla dove lui abiterà e noi gli procureremo il cibo”. Da poco era giunto il sindaco del paese, che accolse con piacere la proposta dei bambini. In pochi giorni la stalla fu costruita e del circo Maner non ebbero più notizie. I bambini, i loro genitori e tutta la gente del paese si presero cura di Bisbo e lo proclamarono ”Re di Vicetta”. Bibo, con quell’ enorme corona sulla testa, barriva felice su quel marciapiede che gli aveva cambiato la vita.

Ivan ed Emanuela