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IL TARACADUTE E ALTRE STORIE

Un altro Rodaridì è arrivato!
E questo può significare solo una cosa: è il momento delle vostre storie. Questa settimana alcuni di voi si sono misurati con la tecnica dell’errore fantastico, ed ecco a voi il risultato! Buona lettura e buon Rodaridì a tutti.

 

LE FAVOLE DEL RODARIDÌ

PARACADUTE—TARACADUTE

Un appassionato di paracadutismo durante le gare di (L) gancio, non riusciva mai a centrare il bersaglio sul terreno per colpa di qualche chilo di troppo. Durante i suoi lanci ,il suo corpo eseguiva delle oscillazioni: di qua e di la, spesso l ‘atterraggio avveniva sopra gli alberi ,veniva deriso dai suoi compagni. Stanco di tutto ciò prese(C) sarta , penna, calcoli matematici e equazioni e non riusciva ha trovare una soluzione per centrare i suoi lanci. Quando ad un tratto l’occhio si posò su di una cas(s)etta di mele e vide in grande un scritta TARA…….
Ho trovato la soluzione giusta !!!!!!!
PESO LORDO -PESO NETTO=TARA.

In breve tempo inventò un marchingenio da applicare sul paracadute il “TARACADUTE”. Applicò il taracadute si lancio’ tante volte e con grande stupore!!!!!!!!!!! Bersaglio raggiunto CENTRO
E così che il paracadute divenne amico inseparabile del taracadute.

Carla

IL POLO ARROSTO

La geografia che bella materia! Il protagonista della nostra storia è Amilcare, un bambino di 12 anni che  aveva una passione sfrenata per i viaggi, anche se la maggior parte delle volte erano solo di fantasia. Era inoltre un buongustaio e amava in particolar modo, la cucina della nonna Mella. Un giorno  Amilcare stava osservando la cartina geografica appesa dietro al suo letto e la sua fantasia iniziò a viaggiare per mondi lontani, lassù dove il ghiaccio ricopre  tutto: si trovava al Polo Nord. Intanto la nonna stava iniziando a cucinare, ma prima andò da lui per informarlo sul menù del giorno. ”Amilcare caro”, disse “oggi avrei intenzione di preparare il pollo, in che modo lo cucino?”. Amilcare, completamente immerso nei suoi sogni ad occhi aperti, distrattamente rispose: ”Va bene cucina pure il polo arrosto”. Mella, scoppiò in una fragorosa risata e se ne andò lasciandolo nelle sue fantasie da viaggiatore. Amilcare  ben presto si accorse di aver commesso un errore grammaticale ma questo gli servì per iniziare il suo viaggio. Si trovò catapultato in un’immensa pianura ghiacciata dove il silenzio veniva interrotto solo dal rumore dei suoi passi. Camminava solitario guardando meravigliato il paesaggio polare alla ricerca di qualche forma di vita. Ad un certo punto, da lontano ,vide alzarsi nel cielo del fumo. Incuriosito cercò di affrettare il passo chiedendosi come poteva essere che del fumo si sprigionasse dal ghiaccio. All’orizzonte  intravvide una costruzione ,forse una casa ed era proprio da lì che proveniva quel fumo. ”Chissà chi abiterà qui al Polo, forse personaggi di ghiaccio” disse fra se. Ma appena giunto vicino, lo stupore fu tale nel vedere delle persone, fuori da quella costruzione, che stavano cucinando su di un grosso braciere. Un buon profumo c’era nell’aria e ad Amilcare iniziò a venir fame, avrebbe chiesto a quelle persone se poteva aggregarsi a loro per il pasto. Quel profumo gli ricordò le carni arrosto  che cucinava nonna Mella e subito gli venne un senso di tristezza e malinconia, ma d’improvviso una voce lo riportò nella realtà: ”Amilcare il pranzo è pronto”. Era la nonna  e Amilcare corse da lei affamato e felice e le disse: ”nonna lo sai che al Polo c’era profumo di arrosto?”. Mella non capiva di cosa stava parlando, forse  l’aveva letto  in un libro o semplicemente era la sua fame che parlava e rispose, con in mano una grossa teglia di pollo: ”eccoti il tuo polo che profuma d’arrosto” e guardandosi negli occhi nonna e nipote scoppiarono in una risata.

Ivan ed Emanuela

IL MERCATINO DI ANTIQUAGLIE

Un giorno, fermandomi in mercatino di antiquaglie, ricinobbi un coronabirus, attrezzo usato dagli imperatori romani per scrivere, è volendo accuistarlo misi mano al portafiglio, nel quale trovai banconote e bancoignote. Mentre ero nel dubbio su quale usare, un malvigente mi prese il portafiglio. Ero surribondo!! Non riuscii a denunciare il furbo per colpa della burrocrazia, troppo viscida per i miei gusti.

Roberto

LA BURLOCRAZIA

Un giorno tutti i ministeri di Roma furono affetti da un virus tremendo e contagiosissimo: il virus della BURLOCRAZIA. Successe che tutte le circolari ministeriali inoltrate a tutti i comuni nel prescrivere gli obblighi di legge a cui tutti i cittadini avrebbero dovuto sottoporsi ingeneravano in chi le leggevano massicce dosi di ironia. Così si diffuse il virus della BURLOCRAZIA. Dallo stato alle regioni, dalle regioni alle province, dalle province ai comuni e dai comuni ai condomini le disposizioni di legge viaggiavano su tante carte anche loro BURLATE. La legge pensata dallo stato in cui ad esempio si imponeva che per la pulizia delle strade chi non avesse pulito la cacca del proprio cane venisse PUNITO, venne cambiata dal virus della BURLOCRAZIA e i sindaci decisero che chi avrebbe fatto ciò venisse PULITO. La nuova legge promulgata dal parlamento che imponeva l’obbligo di FERMARSI davanti agli ostacoli che si incontravano per strada venne cambiata dal virus in un obbligo a FORMARSI davanti agli ostacoli che si sarebbero trovati nella vita. E così via e fu così che il virus della BURLOCRAZIA si diffuse e continua ancora oggi un pò qua un pò là senza soluzione di continuità.

Antonio

 

UN MALVIVENTE CON IL MALDIDENTE

C’era una volta Tiberio, un omuncolo di bassa statura, con capelli arruffati, e due piccoli occhi azzurro cielo, così chiari che sembravano sfere di cristallo…anzi, probabilmente lo erano, ma gli incantesimi che ne uscivano erano veramente malvagi. Tiberio creava scompiglio ovunque: era dispettoso, arrogante, e provocava tutti con degli scherzi davvero meschini. La gente lo definiva un malvivente, perché aveva tante cattive abitudini: rubava, mentiva, prendeva in giro gli abitanti della sua città ed era sempre molto sgarbato. Un giorno, per fare uno scherzo all’uomo che vendeva caramelle in piazza, gli porto’ via tutto il carretto….le persone  che erano  presenti cercarono di fermarlo, ma Tiberio, alzando le spalle, se ne andò in tranquillità verso casa, con il suo malloppo di dolciumi. L’uomo della bancarella spero’che mangiando così tante caramelle, Tiberio diventasse un pochino più dolce…ma nemmeno tutti quegli zuccheri servirono a questo. Lui non era un semplice malvivente, era proprio un malvimente. Era la sua mente ad essere malvagia, ancor prima dei suoi comportamenti. Non riusciva a comprendere cosa ci fosse di male nel comportarsi in quel modo …gli veniva naturale, e non gli importava se facendo così danneggiava gli altri….pensava sempre e solo a se stesso.La mattina dopo il furto delle caramelle, Tiberio si svegliò con un forte maldidente. Si recò quindi alla ricerca di un dentista che lo potesse aiutare, ma nessuno era disposto a prenderlo in cura…ormai la sua reputazione lo anticipava! Camminando per strada incontrò una vecchina, che vedendolo lamentarsi si offrì di aiutarlo. Tiberio fu subito sgarbato, anche con l’anziana signora, ma lei fece finta di non accorgersi dei suoi brutti modi e lo convinse a seguirla in casa sua.    La casa era molto curata ed accogliente, e lo era anche la  vecchina , che gli offri un te’ caldo, dicendogli che gli avrebbe tolto ogni dolore…Tiberio si fido’ e lo bevve…..in un secondo il dolore sparì, ma l’uomo non ringrazio’ nemmeno la signora e se ne ando’. Dal giorno seguente inizio’ ad accadere qualcosa di strano….ogni volta che rubava, mentiva o prendeva in giro qualcuno gli arrivava un forte maldidente …..così decise di tornare alla casa della vecchina per farsi dare ancora un po’ di quel te’ magico. Ma giunto alla sua porta si accorse che la casa era abbandonata ….chiese così ai vicini che fine avesse fatto la donna, ma tutti gli risposero che quella casa era vuota da almeno cent’anni…Tiberio entro’ lo stesso: la casa non era assolutamente come se la ricordava…intorno a lui c’erano solo sporcizia e ragni…ma c’era ancora lo stesso tavolo su cui aveva preso il te’…e c’era ancora appoggiata la sua tazza! Si avvicinò e dentro trovo’ un biglietto “ tu non sei un malvivente, sei solo un uomo poco capace di stare con la gente. Impara a trattare tutti come vorresti essere trattato tu, e vedrai che lo stesso non sarai più. L’unico modo che avevo per farti capire quando fai un danno, e’ farti sentire le tue azioni che male che fanno. Quindi ogni volta che poco bene  ti comporterai, un forte mal di denti avrai. Vedrai che così presto ti accorgerai se le cose per bene farai….e in men che non si dica, la tua mente malvagia diventerà una mente amica”. Tiberio se ne torno’ a casa arrabbiato, e nei giorni seguenti, ogni volta che commetteva  qualcosa di cattivo, il maldidente tornava.Cosi decise di provarci, e di fermarsi nelle sue azioni ancora prima che il dolore iniziasse. Non ci volle molto e si ritrovò a capire quale era il limite da non superare per non nuocere agli altri!Finalmente  era in grado di capire cosa significasse comportarsi bene nel rispetto di tutti. E fece di più…si accorse che con il potere dei suoi occhi “sfere di cristallo “ riusciva a far diventare tutte le persone che incontrava ancora più buone e generose, con lui e tra loro.La gente smise di definirlo un malvivente, lui non si sentiva più un malvimente, il maldidente era scomparso e Tiberio divento’ a tutti gli effetti  un Magicvivente, che crea magia con la sua mente, e che vive magicamente!

Ale e Mari