
Buon Rodaridì a tutti!
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La storia che riceverà più voti, venerdì verrà premiata. Non perdiamo altro tempo: le votazioni sono aperte solo per oggi, lunedì 11 maggio!
RODARIDÌ
IL MAGO BOCCA DI LEONE
Nel paese di Tristefelicità c’è un grande casolare; ci si arriva attraverso un piccolo sentiero tortuoso dopo aver camminato per ore. In questo casolare non entra mai il sole se non nelle sere di luna piena, attraverso le piccole crepe dei muri, l’ oscurità regna sovrana.
Questo casolare appartiene al famoso mago Bocca di Leone, chiamato così per la sua voce roca: ruggisce come un leone per comunicare la sua forza, ha mani possenti, pelose, lunghi baffi utilizzati come strumento di percezione, due canini appuntiti ed il resto dei denti tutti d’oro.
Il suo corpo non era aerodinamico, ma un tozzo barilotto che faticosamente riusciva a camminare, bastava un suo sguardo e tutti sull’attenti, era veramente un BRACOMONTE (brontolone).
Protagonisti dei suoi spettacoli di magia sono: Charlie l’ippopotamo, Wolfy il gatto, Pilù clown di legno e un vecchio e funzionante tram arancione.
Charlie l’ ippopotamo grande e grosso continuamente alimentato con quintali e quintali di frutta e verdura, che solo alla vista del cibo lo stomaco si contorceva su se stesso; Wolfy un grosso gatto nero, con occhi dorati molto saggio, usato per creare suspence durante gli spettacoli; Pilù clown di legno è un grande artista con un anima sensibile, molte cose ancora da esprimere, ma purtroppo era mosso da fili, non era libero di esprimersi in piena libertà. Ed infine, un vecchio tram arancione con un clacson a mo’ di trombone, questo serviva per attirare il pubblico, le ruote rifatte con grossi sassi tondeggianti, il loro peso impediva al tram di procedere spedito. Dopo tanto girovagare, la stanchezza si faceva sentire ancor più, il passare degli anni, non c’era più lo stimolo per poter proseguire questo cammino, senza libertà di espressione.
All’ unanimità decisero di ritirarsi dalla scena: “Sai Bocca di Leone non siamo più in grado di seguirti siamo stanchi non abbiamo più nulla da esprimere ne da comunicare, ci ritiriamo”.
Tuoni fulmini saette…….. Bocca di Leone era incontenibile: “Se questa è la vostra decisione vi porterò nel mio casolare, così la vostra rabbia resterà in gabbia e aspetterò che si tramuti in sabbia x poi ricominciare di nuovo”. Raggiunsero il casolare a notte fonda, era illuminato più del solito, questo grazie al plenilunio.
Tutti quanti erano attratti da questo bagliore immenso, nessuno riusciva a prendere sonno.
Pilù protese il suo braccio verso questo raggio di luce, il casolare è invaso da mille colori e fuochi d’ artificio: “Charlie!! Wolf !!! guardate mi sono trasformato…. Sono vero” le lacrime inondarono il suo viso
Charlie: “Sono un nuovo ippopotamo, sono smagrito e ringiovanito!!!!”
Wolf: “Il mio pelo si è colorato di bianco sono immerso in un mare di panna, sono ancora saggio, non faccio più paura”.
Il vecchio tram provò ad accendere il motore scattante rombante come un cavallino rampante, ma le ruote si domandò… 4 ruote nuove fiammanti gonfie da fare invidia alle michelin.
“Presto presto salite in fretta! Nuove avventure ci attendono uniamo i nostri talenti”. Con facce sorprese e tanta meraviglia salirono sul tram, fiero e scoppiettante si avviò giù per la discesa libera quando ad un tratto incrociarono Bocca di Leone: “Fermi!” ruggì “Io sono il vostro impresario dovete ritornare con me il riposo vi ha fatto ringiovanire”. Con una grossa accelerata il tram proseguì il cammino lasciando sulla strada Bocca di Leone che inciampò, rotolando per poi scomparire nel nulla. Proseguirono il cammino ormai è giunto il mattino, si ritrovarono in una piazza gremita di gente aprirono la brandigia ( branda a valigia) come palco e acclamati dalla folla i Rockfeller si esibirono, incominciò il loro cammino liberi di esprimere la loro creatività e improvvisazione senza alcun limite.
TESTO LA FELICE VERITA’
INTERPRETI PILU’ IL BAMBINO DI LEGNO
WOLF IL GATTO BIANCO
CHARLIE L’IPPOPOTAMO SMAGRITO
TRAM VALENTINO VESTITO DI NUOVO
Carla
FARFALLA SPERANZA (Bentornata Silvia)
C’era una volta Farfalla Speranza,
che viveva la vita come fosse una danza,
portava sulle ali polvere di solidarietà,
e il suo più grande valore era la generosità.
Un giorno decise di lasciare la sua famiglia,
per trasformare un terreno arido in meraviglia.
Così volò lontano, verso un paese desolato,
rendendo fortunato chiunque avesse incontrato.
Passava tutto il suo tempo con dei piccoli bruchetti,
a cui donando amore colmava la mancanza di affetti.
Ma un brutto giorno dei cattivi scarafaggi la portarono via
e della sua povere magica rimase solo una flebile scia.
E una folata di vento cancellò ogni sua traccia,
mentre il cielo prendeva il colore scuro della minaccia.
Il tempo passava pesante sopra la terra,
e i bruchetti scoprirono il significato della guerra.
Ma ognuno di loro aveva nel cuore Farfalla Speranza,
e invocava il suo aiuto nonostante la distanza.
Lei nascosta in una grotta scura,
tornava al ricordo dei suoi bruchetti per scacciare la paura.
E pensava ogni giorno alla sua mamma e al suo papà,
“io lo so, qualcuno presto mi salverà”.
E loro non facevano altro che pensare a lei,
“farfallina nostra, noi sappiamo che ci sei”.
Ed ecco che nel prato in un giorno di maggio
arrivò una notizia che sembrava un miraggio.
Delle libellule l’avevano trovata
e Farfalla Speranza era stata liberata.
Ora potrà ritornare a danzare,
e nessuno potrà mai le sue ali spezzare.
Ci hai donato tanto con la tua polvere di solidarietà,
vola Farfalla Speranza, buona vita in libertà.
Marianna
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