TRAMM > Blog > NOIR

NOIR

Buon Rodaridì a tutti!
Anche oggi potete votare la storia che preferite accedendo a questo link: Rodaridì- Noir

La storia che riceverà più voti, venerdì verrà premiata.  Non perdiamo altro tempo: le votazioni sono aperte solo per oggi, lunedì 8 giugno!


RODARIDÌ
 

NOIR PINTADO DE ROJO
Pamplona, venerdì 13 febbraio 1972
Fernando sbatté il bicchiere vuoto sul tavolo, prese la giacca dalla sedia e si diresse verso la porta. “Isabel, dannazione, sposta quella scala! Cosa diamine vuoi, che ci passi sotto? Ma sei stupida? Vuoi farmi ammazzare oggi?Già mi porti sfortuna di tuo….e cerca di sbrigarti!”. Isabel si precipitò da lui: “Fernando perdonami, stavo pulendo il lampadario all’ingresso…”. “ Ma stai zitta che qui l’unico lampadario sei tu: ma guarda come diavolo ti sei agghindata, ti diverti a mettermi in imbarazzo, eh?! E adesso sbrigati che mi fai fare tardi, e sposta sta scala!”. Isabel la chiuse e con fatica la trascinò via, sgombrando il passaggio. Prese la borsa ed uscirono di casa.
La corrida si svolgeva nell’arena, e Isabel si sedette in un posto defilato, lontano dalla calca, in modo tale da potersi mostrare quando lui l’avrebbe cercata tra gli spalti, ma dove si sarebbe potuta nascondere mentre il suo matador sfidava la bestia. A pochi istanti dall’inizio della prima fase Fernando sbucò alle sue spalle, cogliendola di sorpresa. “Ti ho visto sai, ti ho visto come lo guardavi.”…”Ma chi Fern….” cinque dita sul viso furono la sua risposta. Frugò nella borsa di Isabel, rovesciò tutto il contenuto, e si prese il suo corno. Da quando aveva cominciato ad indossarlo, qualche anno prima, non aveva mai perso nemmeno una gara. Quindici centimetri di avorio appuntito, dipinto di rosso. Lo infilò sotto la camicia, nell’elastico dei pantaloni, e tornò al centro dell’arena, pronto ad affrontare l’avversario. Isabel, come ogni volta, trascorse tutto il tempo coprendosi il viso con le mani. Aveva il terrore della corrida, dei tori e dei matadores. Ascoltava a testa china le urla, i versi, il rumore dei colpi di pica e il vociare della gente. Alzò lo sguardo solo al termine della terza fase, sull’applauso finale: il terriccio al centro dell’arena era intriso di rosso…e come ogni volta si chiese a quale bestia appartenesse. Se all’uomo o al toro. Non molto più tardi vide arrivare Fernando, con ancora del sangue addosso. Ma non il suo. La prese sottobraccio e la strattonò fuori dall’arena. Girarono l’angolo, e si incamminarono in una stretta strada che li avrebbe condotti alla macchina. “Allora Isabel, hai visto che fatica che ho fatto a conficcargli la banderilla, a quel bestione….ah, ma invece con la spada c’è voluto un attimo per…..”. In quell’istante davanti a loro sbucò un piccolo gatto nero. Fernando si fermò di scatto, e senza pensarci un attimo si girò per tornare indietro. Nella fretta inciampò nei suoi stessi piedi e cadde a terra. Isabel cercò di sollevare il marito, che se ne stava lì immobile a pancia in giù. Lo spintonò per farlo alzare, ma non si mosse di un centimetro. Con tutta la sua forza lo ribaltò: la giacca si aprì, e la camicia bianca che indossava, oltre alle macchie del sangue del toro, ne aveva un’altra rossa che si stava espandendo sotto i suoi occhi. Lei gli aprì la camicia per vedere se si fosse ferito in qualche modo…ed ecco conficcata nella sua pancia la metà del corno rosso. L’uomo era inerme, immenso ed ingombrante….la strada intorno era vuota. Aveva gli occhi chiusi e respirava ancora. Isabel lo guardò per un attimo…e se ne andò.

Marianna

 

UN GIORNO DI PIOGGIA
Il giovane commissario Davide Balestra e il suo vice Antonio Rossi, stavano guardando il corpo di una donna steso sul pavimento, la donna era sulla trentina bionda, di corporatura normale e un bel viso, rovinato dal sangue sul lato destro a causa della ferita mortale che molto probabilmente l’ha uccisa.. “Cercate indizi nell’ appartamento” disse Balestra  “Cellulari, computer, impronte varie..” Balestra vide una collezione sulla mensola erano dvd di cartoni animati di kiss me licia, sbuffando disse: “Odiavo quel cartone animato” “Perché?” chiese Antonio. “Mia sorella mi costringeva a vederlo tutti i pomeriggi dopo la scuola e voleva che poi facessi le imitazioni dei personaggi…che st****a!” Antonio ad un tratto vide sotto il tavolo una cosa che luccicava, si chinò e vide che era un bottone color oro, “Ma dove ho già visto questo bottone?” si girò verso il commissario e poi calò il buio.
“DIO che mal di testa, ma cosa è successo?” Antonio si trovò sdraiato sul lettino del commissariato con accanto una donna alta sulla quarantina e due agenti della polizia e in fondo vide il commissario seduto sulla sedia con le manette ai polsi, “Coma stai Antonio?” disse la donna “Mi permetta di presentami: mi chiamo Silvia Balestra sono il pm dell’ indagine e si…anche la sorella maggiore di Davide, è lui che ha ucciso la donna dell’ appartamento” “Ma perché?” chiese Antonio. “Avevano una relazione” disse Silvia, “E appena ha scoperto che era una fan di kiss me licia..qualcosa è scattato in lui, forse un raptus..ma la colpa è anche mia, da giovane ero un adolescente stupida e crudele nei confronti di Davide, e non avevo considerato fino a ora di quanto male abbia fatto a mio fratello e quali traumi gli avevo provocato, quando hai mostrato il bottone della sua giacca ha perso il controllo e ti ha colpito. Ora vai a casa Antonio, il mio agente ti accompagnerà in macchina” “Ok” disse Antonio e mentre usciva vide il pm dare una carezza al commissario.
In macchina mentre tornava a casa Antonio si mise ad ascoltare la radio, oltre la musica solita, una stazione proponeva un sondaggio radiofonico sulle sigle dei cartoni animati, e sentì queste parole: UN GIORNO DI PIOGGIA ANDREA E GIULIANO INCONTRANO LICIA PER CASO…sorrise amaramente e disse: “è veramente brutta questa canzone…”
Dedico a tutti coloro che hanno dovuto vedere da piccoli degli orribili cartoni animati, e che non facciano gli stessi errori…con affetto..

Carlo

 

PERCHE’ L’HAI ABBRACCIATA?
Sun stava accuratamente scrivendo la mail da mandare a Ken, per la settimana seguente. Tutto preciso, una rilettura e via, mail inviata. Uscito dalla stanza scese le scale per andare a finire la coca cola. Lo gonfia sempre, ma non ne poteva fare a meno. Arrivò Mark, che gli disse dove doveva recarsi quella sera. Bene, perfetto.
Non gli interessava troppo la cosa, era come sempre. Aveva più un’altra questione in mente. Alle undici era libero, sarebbe andato a prenderla, almeno poteva parlarle, vederla.
Alle 21:30 entrò nel Galleon e si sedette ad attendere chi doveva attendere. Arrivò Alan: “Non ci sono altri in arrivo. Devi andare in questa via, quarto piano, seconda stanza a sinistra, gli porti la cartella, perché settimana prossima Ken dovrà andare via, l’abbiamo saputo all’ultimo”
“Afferrato”.
Arrivato sul luogo, si reca sulle scale, che gli sembrano un poco familiari. Entra nella stanza e lo aspetta. Intanto si prende la briga di guardare un po’ la sua stanza e di sfogliare i suoi libri…Finché non arriva. Non da solo.
“Ehi, scusami tanto il ritardo, hai con te la cartella?”
“Eccola qui”
“Non c’è altro che debba fare, giusto?”
“In realtà ce ne sarebbe una, la puoi portare a casa? Abita a due vicoli da qui, al 55. Io non posso andare, ma magari la spiano” E si abbracciano per un minuto.
La porta a casa, e poi corre verso casa sua. Spiare? Come spiare?
E gli vengono dubbi sul perché Ken debba andare via.
Il giorno dopo lo richiamano, perché la Cartella è stata persa e ritrovata da dei poliziotti e deve recarsi e dire di essere Ken e recuperarla.
Solo che la cartella è stata aperta e gli vengono fatte varie domande, soprattutto sul nome di una persona che sembra scomparsa. Risponde che è un omonimo, e lo lasciano andare dopo un po’. Viene richiamato da Ken, che lo invita a casa sua. E’ turbato, angosciato, gli da un compito, eliminare una persona, per cause che non si possono spiegare.
Segue l’ indirizzo che gli viene dato ed entra nella stanza che gli è stata indicata. Vi sono due uomini e una donna… ma non può fare nulla. Ella è tenuta stretta, con la testa china in giù, ma notando che non le succede nulla, alza lo sguardo. E Sun la libera. Ma viene immediatamente fermato dai due uomini, che gli chiedono cosa stia facendo. Al punto che gli dice che lei è sotto sua protezione, e dice loro che è d’accordo con Ken. La porta a casa con se’. A quel punto Ken gli parla “Ti ringrazio di cuore e non è come pensi tu. Non sono la sua donna. Non mi chiamo neanche così e …”
“Lo so come ti chiami, il problema è che quella cartella è stata ritrovata da poliziotti e il tuo nome è stato letto. Ho detto che è un omonimo.”
“Oh no. Quindi non sono più utile, quindi…ecco perché ti ha mandato”
“Domani ti faccio partire su di un treno e dirò che ti ho seppellita”.
Ma alle 5 di notte irrompono sei uomini e Ken in casa. Legano lei contro una sedia e tirano lui giù dal letto. Si libera subito dalle loro prese e gli lancia tre sedie addosso, li scotenna, li stringe e facendo cadere la libreria riesce a bloccarli. Ma vi è lì Ken, che lo guarda e gli chiede…”Perché? che diavolo ti è saltato in mente?”
Si guardano intensamente, mentre Ken gli volge la mano “Io pensavo che lei ti avesse minacciato, che si fosse fatta portare con la pistole che le ho dato. E’ una tale…”
“E allora perché l’ha abbracciata? ” Dice Sun con un certo tono
“Come?” “Perché l’hai abbracciata e l’hai portata con te se parli di lei così” …”E a te che te ne importa”
Sun non risponde, guarda fissamente prima lui, poi lei…e in quel momento lei capisce. Intanto si accende la radio, e Sun guarda la radio. Ken, calmo, gli parla “Non fa niente, grazie di aver recuperato la cartella” e Tira fuori una pistola, la leva in aria e ….
E si ritrova un coltello nel fianco da parte di Sun. Cade a terra. Guarda nei suoi occhi e capisce. A quel punto spara sia a lui che a lei.
Dopo essersi medicato, in tanto che li guarda insieme stesi sul pavimento, con un pizzico di tristezza, dice “Come dicono i francesi, è una doux-amer vie. Che peccato, eri davvero bravo come assistente. Mai affezionarsi, mai”
E se ne esce dalla stanza .

Mirko

AMORE E ODIO
Interpreti:
Rotmans-Mirko
Arian _Stefano
Janet-Noemi
Regia di Josef-Andrea
Era una piovosa giornata di luglio e si stava avvicinando il grande giorno tanto atteso della compagnia teatrale, nella città di Reims in Francia, la compagnia era stata scelta per un concorso teatrale che avrebbe dato la possibilità in caso di vincita di girare il mondo in una tournée teatrale, presenti in platea artisti famosi, critici teatrali. Inutile nascondere l’ ansia degli attori e soprattutto del regista molto esigente e attento. Il titolo scelto dal regista: “AMORE E FOLLIA” di W.S.
Si sa che la scelta in taluni casi del primo attore è importante, il fatto di aver scelto Rotmans nella parte principale, aveva creato una rivalità tra i due attori maschili, Rotmans e Arian.
Rotmans, fisico scolpito, capelli lunghi e raccolti, occhi verdi a mandorla, l’impostazione della voce era perfetta. Arian fisico esile alto un metro e ottanta, viso abbronzato, vestito sempre elegante, aveva delle caratteristiche di recitazione diverse che calzavano a pennello con il personaggio. Janet, interprete femminile, ragazza molto matura di una bellezza straordinaria, con un fisico perfetto. Rotmans e Arian erano innamorati follemente di Janet, ma nessuno dei due si era mai dichiarato. Questo andava molto d’accordo con le parti assegnate perché era evidente la rivalità tra i due. Questo rendeva ancora di più la scelta del regista. Le prove generali si stavano avvicinando. “Forza ragazzi, silenzio. Dai si incomincia: fuori la voce, attenti ai gesti, espressività!! Cavolo….su su, quante volte ve lo devo ripetere, siete sordi!!! Recitare è sapersi calare nel personaggio, lasciarsi trasportare dalle emozioni!!!!”
La foga e l’agitazione, era ben visibile sul volto del regista, come sempre voleva che ognuno dava il meglio di sé: “Forza dai ..dai!” Dopo ore e ore di prove estenuanti e sfiniti, aggiunse: “Si poteva fare di più” e si salutarono. Arrivò il grande giorno, tutto era perfetto nei minimi dettagli, ultime raccomandazioni:” Avete tutto? Arian il pugnale è in tasca? Siete pronti?” E con uno sbattere assordante delle mani incitava i ragazzi: “Su su su dai. Andiamo!! Tutti insieme adrenalina al massimo, uniti dalla stessa passione, a gran voce MERDA! MERDA! MERDA!”
Il grande tendone rosso si apre un gran silenzio, tutti i posti esauriti. Seduto in fondo in un angolo della platea, sguardo fisso attento respiro impercettibile, Josef il regista, con le ciglia aggrottate, gesti continui ripetitivi seguiva il proseguo della rappresentazione. Silenzio in platea, applausi scroscianti a scena aperta, pubblico attento ed osservatore, si sta avvicinando il finale, Aruan, Janet e Rotmans si stavano scambiando le ultime battute con enfasi e trasporto con un bacio appassionato di Rotmans alla bella Janet.
DUBITA CHE LE STELLE SIANO FUOCO, DUBITA CHE IL SOLE SI MUOVA, DUBITA CHE LA VERITÀ SIA MENTITRICE, MA NON DUBITARE MAI DEL MIO AMORE (W.S.). All’improvviso si udì un urlo soffocato, un tonfo così reale, lì sul pavimento di legno il corpo della ragazza, i capelli sparsi, accanto a lei impietrito Rotmans, Arian con occhi fissi e smarriti era lì immobile con le mani imbrattate di sangue, non voleva vedere e capire cosa stava succedendo, quelle lacrime tenute nascoste per tanto tempo scendevano copiosamente chi aveva vinto? Odio o Amore? Josef era invaso da un’euforia magica, viso paonazzo e rilassato, la tensione era un ricordo. Occhi lucidi per l’emozione e l’affetto che aveva per i suoi amici, l’impegno era stato grande, dal fondo della platea si udì a gran voce
“Vi voglio bene ce l’abbiamo fatta!” Due lacrime di gioia invisibili scendevano lentamente e si disperdevano con un enorme sorriso, la gioia era incontenibile. Il pubblico in piedi stending ovation, applausi scroscianti. Janet era lì immobile, arrivò il capo della sicurezza del teatro, constata la morte, il pugnale era lì in pieno petto, il sangue usciva copiosamente lasciando una grande macchia scura, che man mano avanzava lenta.

Carla dedicato a Mirko, Stefano, Noemi e Andrea

Facci sapere quale storia ti è piaciuta di più votandola a questo Rodaridì- Noir 
Se vuoi partecipare anche tu, dai un’occhiata al gruppo Un Mondo di Parole e inviaci una storia il prossimo weekend a info@tramm.it