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MAC… CHE SORPRESA!-UN RACCONTO DI ROBERTA

“Non soffocare la tua ispirazione e la tua immaginazione, non diventare lo schiavo del tuo modello”- Vincent Van Gogh

I nostri corsisti di scrittura creativa, guidati da Ivil Iomy, entrano in contatto con la propria immaginazione armati di carta e penna dando vita a nuovi racconti. Come quello che ti presentiamo oggi, scritto da Roberta Corti dal titolo “Mac…che sorpresa!”. Siediti comodo e lasciati trasportare dalla sua storia.

MAC…CHE SORPRESA!

Ci eravamo dati appuntamento da Mac Donald per le 19.30 per un panino veloce prima di rientrare a casa. Mi guardai in giro, ma non lo vidi. Di solito il mio amico sedeva sul tavolone con i videogiochi incorporati nel piano, un po’ perché, nonostante l’età, amava ancora i videogiochi e un po’ perché detestava le altre postazioni. Diceva che i tavoloni con gli sgabelli alti gli davano un senso di “appollaiato”. Non ho mai capito cosa volesse dire con questa frase, ma Paolo era un tipo originale. Tanto originale da non volersi sedere neppure sui tavoli per quattro persone con le panche contrapposte perché diceva che gli sembrava di essere in treno.

Non riuscivo proprio a vedere Paolo all’interno del locale. Feci passare tutti i totem digitali dove si poteva scegliere il menù e pagare, ma non era neppure lì. Mi guardai ancora in giro e alla fine eccolo di spalle al bancone della caffetteria con un improbabile cappello di pelo che gli copriva anche le orecchie nonostante la temperatura della giornata fosse mite.

Paolo stava chiacchierando con la cameriera e dalla coda che si era formata dedussi che era un po’ che la stava intrattenendo. La ragazza puntava, quasi ipnotizzata, i suoi occhi scuri e brillanti verso gli occhi del mio amico che, dall’alto dei suoi quasi due metri di altezza, dominava la scena. Mi avvicinai per cercare di velocizzare l’ordinazione di Paolo e per distoglierlo da qualsiasi discorso avesse cominciato, anche se già immaginavo di cosa stesse dissertando.

“Sogno un futuro in cui gli uomini possano vivere in armonia con la natura,” stava recitando Paolo mentre disegnava un ampio cerchio con le braccia, “questo non è solo il principio su cui il WWF fonda la sua attività, ma anche il mio”.

Guardai sempre più preoccupata la fila delle persone in attesa del loro caffè, ma stranamente non notai segni di impazienza. La ragazza e il ragazzo proprio dietro Paolo stavano flirtando, sussurrandosi chissà quali dolci parole. Un anziano guardava divertito un bimbo che si era sporcato la bocca con il ketchup facendolo sembrare un piccolo pagliaccio. Seguiva una signora che lanciava occhiate interminabili e vogliose alla vetrinetta con brioche e torte.
Ci risiamo. Paolo sta facendo la solita magia: quando parla con quella sua voce profonda e calma è come se l’armonia della natura si riversi anche nelle persone che gli stanno accanto.

Non riuscivo, però, a decifrare cosa aveva in animo la cameriera: non aveva ancora proferito una parola, le guance erano di un rosso acceso e le mani le tremavano a tal punto che, nel tentativo di decorare la panna montata di un caffè, rovesciò sul bancone una quantità esagerata di smarties che rotolarono fino a terra.
Il mio amico, incurante di tutto e di tutti, la guardò divertito e disse: “Ma che bella cascata di colori, sembra che la primavera si stia spingendo anche qui grazie a questi fantastici dischetti colorati di cioccolato e zucchero”. Poi si bloccò a fissare qualcosa che aveva attirato la sua attenzione ad un lato del bancone ed esclamò: “No, non ci credo questo deve essere un segno del destino: le Cioccorane! Io adoro questi cioccolatini a forma di rana. Entrando, ho notato che questa è la settimana dedicata ad Harry Potter. Lo so che gadget vari e dolcetti sono tutti a tema, ma mai e poi mai avrei pensato di trovare le Cioccorane”. Senza quasi pendere fiato, continuò: “Io trovo rane e rospi creature fantastiche. Lo sai che sono un volontario per il salvataggio dei rospi? E oramai ci siamo, è la stagione in cui i rospi si spostano dal bosco per andare verso l’acqua a deporre le uova. Alla sera al calar del sole…”

Mi aspettavo che da un momento all’altro la ragazza avrebbe chiamato il responsabile per far buttar fuori Paolo o forse che lei stessa lo avrebbe cacciato e colpito con il primo arnese da bar che le fosse capitato a tiro. La cameriera cominciò ad agitare le mani come in cerca di qualcosa, poi aprì un cassetto e ne estrasse uno spillone di legno per capelli.  Io cominciai a sudare freddo e, mentre già vedovo nella mia mente una scena di sangue, guardai meglio l’oggetto e con mia grande sorpresa vidi che sull’estremità opposta alla punta aveva intagliato… un rospo! La ragazza alzò lo spillone, se lo sistemò tra i capelli, si tolse il camice da barista e con inaspettata agilità scavalcò il bancone. Con camminata decisa si avvicinò al mio amico, lo guardò negli occhi e, indicando la sua stessa maglietta rosa con un panda e la scritta WWF, finalmente parlò: “Io e te ora andiamo a salvare il mondo e renderlo migliore”.
Allungò il braccio, prese Paolo per mano e se lo portò via verso una notte di primavera in cui uomini e animali non erano forse così diversi.

Io, che ero rimasta a seguire tutta la scena praticamente in apnea, feci un respiro profondo e cercai di tornare in me, indecisa se arrabbiarmi per essere stata mollata così su due piedi o gioire per la nuova conquista fatta del mio amico. Decisi di risolvere la situazione affogandomi in una cioccolata calda con panna e una bella fetta di torta Sacher. Non è forse risaputo che il cacao è un toccasana per l’umore tanto da essere definito “l’ormone della felicità?”

Mi avvicinai al bancone e ordinai. Il sorriso ampio e accattivante del nuovo barman contribuì a farmi tornare il buon umore. Di una cosa ero sicura: avrei ricordato quella serata strampalata per molto tempo e avrei avuto un simpatico aneddoto da raccontare agli amici nelle future serate da Mac.

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